Tonni e sardine.

Di Marco Martini.

Una riflessione a caldo sulla questione dei fenomeni mediatici che stanno contrassegnando la nostra epoca.

Nell’era della partecipazione “social”, mediaticamente indirizzata e determinata, fa scalpore il diffondersi a macchia d’olio delle “sardine contro Salvini”. Si tratta del nuovo fenomeno che, sfruttando la capacità di diffusione dei social, alcuni sponsor illustri e la buona stampa, nel giro di poco tempo raggiunge numeri incredibili di partecipazione. Dopo il diffondersi a dismisura del fenomeno “Greta”, anch’esso veicolato tramite le reti sociali e i media, ci troviamo davanti a una nuova tendenza nella partecipazione civile. Anche in questo caso, il tema è essere “contro”: non più contro gli “inquinatori del pianeta”, tema serissimo e sacrosanto trasformato nella ricerca di un’Arcadia in cui i fabbricanti di plastica saranno puniti e l’economia circolare (rigorosamente a matrice capitalista) ci salverà dal disastro, ma contro l’uomo nero, il bau bau, il boogieman del politicamente corretto, il barbanera borbottante che se la prende coi migranti alimentando l’odio contro l’amore, i muri contro i ponti, e via discorrendo. Chi scrive non ha alcuna simpatia per la Lega, un tipico partito liberal-conservatore che si nasconde dietro un’aura di sovranismo zoppicante, ma non può far finta di non vedere certe dinamiche.

Ciò che irrita davvero è la finzione che ammanta questi progetti. Non si tratta di fenomeni realmente spontanei, ma di idee venute a qualcuno che aveva i mezzi e la possibilità concreta, in quel dato momento, di farli nascere e diventare “virali” in un battito di ciglia. Servono soldi, capacità organizzativa (saper parlare alla gente con un progetto semplice e di facile diffusione), e sponsor che alimentino l’hype, un battage pubblicitario anche un po’ cialtrone, ma d’effetto. Chi scrive milita da quasi dieci anni in vari movimenti di opposizione al sistema, e non ha mai visto nessuno di questi godere di tanta visibilità, in tutto questo tempo, come quella che le “sardine” o i “fridays for future” hanno ottenuto nel giro di poche settimane, se non giorni. Parliamo di progetti seri, anch’essi talvolta di “semplice” opposizione, come il Comitato No NATO. Questi gruppi non hanno mai ricevuto 1/10 della visibilità riservata a chi protesta contro gli inquinatori o i leghisti. Il motivo è semplice: lottare contro la NATO, la burocratura che soffoca l’Europa, o in generale contro il sistema neoliberale, è vera opposizione. Protestare a favore di un capitalismo più verde, o perché il partito guidato dal cattivo Salvini non vinca le elezioni regionali emiliane, è una battaglia “etica” che non sposta di una virgola i rapporti di forza reali, ma serve anzi a legittimare il sistema, che si nutre di un politicamente corretto il cui scopo finale è censurare il pensiero critico radicale. Come ha scritto Roberto Pecchioli: «[il politicamente corretto] si è trasformato in una vera e propria ideologia comportamentale, in una precisa modalità cognitiva e riuscita programmazione neurolinguistica al servizio del nuovo potere globale, quello del liberismo economico libertario e cosmopolita […] Liberisti in economia, privatizzano il mondo, libertari nella società, privatizzano i desideri, esaltandoli come diritti».

Salvini peraltro rappresenta un nemico ideale: uomo bianco etero, quindi “privilegiato” secondo l’ideologia del politicamente corretto, non vuole rinunciare ai suoi “privilegi”, e così facendo discrimina le “minoranze” (i migranti irregolari). Probabilmente lo stesso Salvini ne è consapevole, e sfrutta questa ondata di protesta a suo vantaggio: come recita un vecchio adagio, bene o male, basta che se ne parli. Alimentare l’hype, ossessione di ogni p.r. che si rispetti, è diventato l’obiettivo dei politici “di grido”. Ogni mezzo è lecito. Anche le sardine, che rispondono semplicemente al richiamo del sistema politico-culturale dominante, fanno parte di questo schema. E’ un sistema mefistofelico quello in cui ci troviamo, che non può essere sconfitto dall’interno: l’unica soluzione possibile è costruire un’alternativa seria dall’esterno. La strada appare lunga e tortuosa, ma non esistono scorciatoie. Senza un progetto serio, costruito bene sotto tutti gli aspetti, sarà ben difficile risvegliare il popolo dall’incantesimo che lo soggioga.

One thought on “Tonni e sardine.

  1. Ottima analisi, conferma a quello che penso. Un riadattamento al.format Greta, uno strumento di protesta contro il nulla e di consolidamento delle classi dominanti.

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