In memoria di Giulietto Chiesa. Un Contributo.

Domani 26 aprile 2021 ricorre l’anniversario della morte di Giulietto Chiesa. Lo ricordiamo con un contributo scritto da Marco Martini, membro della nostra segreteria nazionale.

Giulietto Chiesa ospite della Libreria Ubik di Savona, 6 giugno 2014.

IL MIO INCONTRO CON GIULIETTO.

Conobbi Giulietto Chiesa all’inizio degli anni ’10; se la memoria non mi inganna, correva l’anno 2011. In quel periodo Giulietto stava avviando Alternativa Politica1, un movimento di natura politico-culturale, al quale decisi di iscrivermi dopo essere rimasto colpito dalla lettura del suo appello fondativo, nel quale richiamava la necessità di individuare “cinque centurie” di persone libere che volessero mettersi all’opera per aiutare il nostro Paese – e il mondo più in generale – a uscire dalla crisi nera in cui si era cacciato.

In quegli anni stavamo subendo l’onda lunga della crisi finanziaria cominciata nel 2007-08, quella passata alla Storia come “crisi dei mutui subprime” 2, che ebbe pesanti conseguenze sull’economia reale di tutto il mondo e sulla stessa tenuta politica di diversi Paesi, Italia inclusa. In quel periodo tramontava la lunga epoca del berlusconismo, con il Cavaliere costretto ad abbandonare la nave in tempesta, spinto dalla crescita impetuosa dello spread, venendo sostituito al timone dall’uomo dei mercati, quel Mario Monti che negli anni successivi avrebbe fatto macelleria sociale nel nome della tenuta dei conti, applicando rigide politiche ordoliberiste.

Io ai tempi ero un giovane uomo di nemmeno trent’anni, che da anni cercava, nel poco tempo libero, di formarsi una coscienza politica alternativa a quello che passava il mainstream.

Avevo cominciato ad interessarmi di certe tematiche una decina d’anni prima, ai tempi del famigerato G8 tenutosi nella mia città natale, Genova, nel luglio 2001. Quell’anno fu molto importante per la mia maturazione personale. In città si accavallarono gli eventi, sia politici che culturali – come i festival musicali, che, da grande appassionato, mi vedevano onnipresente – incentrati sui pericoli della globalizzazione e sui movimenti che la contrastavano.

Come spesso capita ai giovani, la mia ostilità verso il globalismo fu dapprima una manifestazione epidermica, della serie “abbasso i ricchi che rubano e vogliono rubare sempre di più”. Cominciai poi a leggere gli autori che, in quel periodo, maggiormente andavano in voga tra i contestatori della globalizzazione e del neoliberismo che la sottendeva, come Naomi Klein e Noam Chomsky, e cominciai gradualmente a farmi un’idea più chiara. La globalizzazione iniziava ad assumere contorni davvero inquietanti, che riguardavano la riduzione dei diritti sociali in tutto il mondo, lo svuotamento della democrazia, la formazione di un’élite neo-aristocratica mostruosamente potente, potenzialmente inarrestabile.

Dopo la vivace stagione del movimento No Global, al quale comunque non aderii mai formalmente, verso metà anni 2000 abbandonai quella visione – che stava virando sempre più verso l’alter-globalismo alla Toni Negri: accettiamo l’Impero globale per trasformarlo dall’interno, prendendo il buono che offre – per cominciare un lungo percorso individuale di ricerca che, con l’aumento degli impegni della vita quotidiana, riuscivo a soddisfare prevalentemente online, sui siti di controinformazione. Tra i vari editorialisti, saggisti e commentatori che leggevo spiccava, per lucidità di visione e chiarezza di esposizione, Giulietto Chiesa.

Giornalista e politico dal solido percorso professionale, lo ricordavo in modo confuso come uno dei volti che vedevo apparire sul televisore di casa da piccolo, quando i miei guardavano il telegiornale. Il nostro primo incontro di persona avvenne in una fredda serata invernale, nei carruggi del centro storico di Genova.

La sezione locale di Alternativa Politica, che all’epoca poteva vantare tra i propri ranghi il segretario nazionale Marino Badiale e un altro personaggio di spicco, Fabrizio Tringali, collaboratore di lunga data di Giulietto, aveva organizzato una cena in un ristorante etnico, per la precisione senegalese, piuttosto noto all’epoca tra gli studenti universitari per il buon rapporto qualità/prezzo. Arrivai al locale in leggero ritardo, trovando gli altri commensali già seduti al proprio posto, impegnati in una cordiale e rumorosa discussione con l’ospite di lusso della serata, il presidente di Alternativa, Giulietto Chiesa, che era stato fatto sedere rispettosamente al centro della tavolata.

Tra diverse portate di riso, miglio e pesce, la serata procedette toccando i temi più vari: dall’organizzazione interna di Alternativa, ai grandi temi dell’economia e della politica internazionale, campo quest’ultimo nel quale Giulietto, oggettivamente, non ha mai avuto rivali. Ebbi la sensazione di essere a casa: finalmente, dopo un lungo peregrinare, avevo trovato altre persone che condividevano una visione del mondo distante da quella che i media continuavano a spingere senza sosta ogni giorno, inebetendo milioni di persone.

Marco insieme a Giulietto a Savona, 6 giugno 2014.

UOMO POLITICO E GIORNALISTA.

Quella sera, durante le discussioni a tavola, emerse già un elemento che avrei ritrovato poi ancora a lungo nelle successive esperienze fatte al fianco di Giulietto: la sua avversione, genuina e circostanziata, verso il dualismo destra-sinistra, che anche altri movimenti coevi – pensiamo in primis al M5S – cercavano di superare, ma nessuno mai con la lucidità di analisi che lui riusciva a fornire. A Giulietto questo dualismo semplicemente non interessava. La sinistra – così come la destra – a suo parere erano ormai due contenitori svuotati dei significati che avevano avuto per tutto il ‘900. Il suo giudizio era particolarmente severo nei confronti della sinistra, che conosceva bene vista la sua lunghissima militanza nel PCI, della quale condannava l’imbelle appiattimento verso le posizioni espresse dai poteri forti euro-atlantici dopo il 1989.

Negli ultimi anni aveva coerentemente cercato di sviluppare questa posizione di equidistanza dai due principali poli politici, cercando di fare da battistrada verso un nuovo tipo di militanza, totalmente affrancato dai vecchi schemi di pensiero.

Una delle sue frasi ricorrenti era: “io parlo con tutti. Non ho motivo di rifiutare chi vuole parlare con me”. Questa logica “ecumenica” non gli risparmiò delle critiche, anche feroci. Pensiamo alla sua apparizione a Casapound nel 2018, quando accompagnò il filosofo russo Alexander Dugin a Roma, a una conferenza organizzata dal movimento di estrema destra. Qualcuno ancora oggi, dopo anni, me lo ricorda con una nota di biasimo.

In realtà anche quella apparizione fu coerente con il pensiero dell’ultimo Giulietto, che ricordiamolo, è stato sempre uno strenuo difensore della Costituzione italiana, nata dall’antifascismo, fino all’ultimo dei suoi giorni.

Un motivo altrettanto valido per parlare a tutti, oltre alla caduta di senso della polarizzazione destra-sinistra, era dato dall’urgenza.

Giulietto, negli ultimi anni della sua vita, avvertiva infatti l’urgenza di dover condividere con il maggior numero possibile di persone le sue analisi, che avevano ormai trasceso la semplice attualità geopolitica e andavano a toccare temi profondissimi, relativi alla stessa sopravvivenza della razza umana ai disastri provocati da quelli che amava chiamare i “padroni universali”, ossia le grandi élite transnazionali, i vincenti della globalizzazione capaci di condizionare le politiche di tutti i Paesi del mondo, in particolare degli USA, la vera e propria centrale operativa di queste forze.

Quest’esigenza lo spingeva a volersi confrontare con tutti, con chiunque volesse ascoltarlo.

E, ovunque andasse, accadeva un mezzo miracolo. Si parlava di guerra tra grandi potenze, di bombe nucleari, di svuotamento della democrazia e di asservimento dei media ai potentati globali. Temi a tratti persino disturbanti, e occultati dai grandi media, che però tutti i presenti, anche quelli più scettici, assimilavano con incredibile facilità, innescando spesso vivaci dibattiti.

Di sicuro era un giornalista di razza, capace di discernere le notizie importanti da quelle secondarie, e costruirci sopra analisi di spessore. Con enormi sforzi personali portò avanti fino alla fine il progetto di Pandora TV, che dirigeva con grandissimo impegno, e dalla cui esperienza è nata Casa del Sole TV di Margherita Furlan, che ne ha ereditato il testimone giornalistico.

L’ANALISTA GEOPOLITICO.

Già nei primi tempi di vita di Alternativa Politica, Giulietto individuò il rischio concreto di una guerra nucleare tra la Russia di Putin e la NATO, capeggiata dagli Stati Uniti. Giulietto analizzava i dati in suo possesso, guardava alla realtà per quello che era senza imbellettarla, e si rese conto – parliamo, ricordo, dei primi anni ’10 – che l’ipotesi di uno scontro frontale tra le due potenze era molto più concreto di quanto si pensasse comunemente. Putin, che Giulietto non ha mai adulato, ma del quale riconosceva le indubbie capacità di leadership, rappresentava un ostacolo enorme alle mire egemoniche occidentali, che nella sua visione puntavano in seguito a regolare i conti anche con la Cina, il vero obiettivo finale della loro campagna.

La crisi ucraina3, scoppiata con le vicende dell’Euromaidan a fine 2013, sembrò confermare sinistramente le profonde preoccupazioni di Giulietto. All’epoca decisi di seguirlo in una nuova avventura, quella del Comitato No Guerra No NATO che fondò assieme al geografo e giornalista Manlio Dinucci. Il Comitato non ebbe forse particolare fortuna in ambito organizzativo, faticando a radicarsi sul territorio, ma riuscì a radunare intorno a sé molte intelligenze, come lo storico Franco Cardini, l’analista geopolitica Jean Toschi Marazzani Visconti, e tanti altri personaggi meno noti ma non meno validi, come Berenice Galli, che intervistò in esclusiva il padre di Julian Assange, John Shipton, per Pandora TV4. Il nucleo portante del Comitato, peraltro, cura oggi la trasmissione Pangea5, che tratta di geopolitica su Davvero TV, il canale fondato da Claudio Messora.

Giulietto Chiesa con Manlio Dinucci a Prato, 13 giugno 2016.

Tornando alla crisi del 2013-14 in Ucraina, con gli USA e l’Europa sempre più minacciosi verso la Russia, per chi come noi si informava quotidianamente di questioni geopolitiche senza la lente distorsiva dei media mainstream la guerra sembrava davvero arrivata a un passo. In quel contesto Vladimir Putin si dimostrò un abile giocatore di scacchi, limitando i danni anche dopo lo scoppio di un’ulteriore crisi russo-americana, quella relativa alla Siria, in quegli anni infiammata dall’occupazione di parte del suo territorio da parte dei tagliagole dell’ISIS, e soccorsa proprio dai russi, in barba alle sanzioni contro il Paese inflitte dall’Occidente.

L’elezione di Trump alla presidenza degli USA, nel novembre 2016, fu un grosso sospiro di sollievo per tutti. Il nuovo presidente americano agì da subito con grande discontinuità rispetto al suo predecessore, facendoci scampare il pericolo di una guerra imminente. Giulietto era solito giudicare i leader politici sulla base dei fatti e non delle parole – che liquidava come “chiacchiere” – e il suo giudizio su Trump, l’ultimo presidente americano della sua esistenza terrena, fu sempre sostanzialmente benevolo. Era cosciente della minaccia portata alla pace mondiale dal cosiddetto Deep State – lo Stato profondo composto dall’apparato militare-industriale, dai papaveri dell’amministrazione pubblica, dai manager delle maggiori corporation ecc. – e a volte mi domando cosa direbbe oggi, che lo scranno presidenziale statunitense è in mano a Joe Biden. Viviamo in tempi straordinari (seppur tutti a modo loro…) e lui ovviamente non perderebbe occasione per offrirci gli strumenti per comprendere in che direzione sta andando il mondo.

L’ULTIMA AVVENTURA. L’ULTIMO GIULIETTO.

Nel 2017 Giulietto affrontò la sua ultima avventura politica e, come immaginerete, decisi di seguirlo anche in questa iniziativa. Alternativa, o meglio, quel che ne restava dopo qualche riassetto organizzativo non troppo felice, decise di unire le forze con Azione Civile, il movimento capitanato dall’ex magistrato Antonio Ingroia, dando vita alla Lista del Popolo per la Costituzione. Si trattò purtroppo di un’avventura fugace, poiché il poco tempo a disposizione per consolidare l’organizzazione e affrontare le forche caudine della raccolta firme per presentarsi alle elezioni, incise negativamente sulla buona riuscita dell’operazione. Emersero anche alcuni attriti tra le varie anime che componevano la lista, ma si provò ad andare avanti uniti per qualche tempo, anche grazie al fattore unificante dato da un programma elettorale che, seppur redatto con urgenza, rappresentava una grossa discontinuità con l’offerta politica di quel momento6. La fine ingloriosa di quel tentativo portò Giulietto a rivedere le sue posizioni in merito a un intervento diretto nell’agone politico.

Giulietto con Antonio Ingroia ai tempi del lancio di Lista del Popolo.

La sua idea era che una partecipazione politica tradizionale non fosse più in grado di intercettare le reali esigenze del Paese, e che ci fosse bisogno altresì di formare una nuova classe dirigente, capace di leggere la realtà in modo più conforme al mutare dei tempi.

Nell’ultimo biennio della sua vita, Giulietto sviluppò una visione molto profonda dell’uomo, che travalicava lo steccato politico e sfociava in altri campi, come l’antropologia e, per certi versi, la spiritualità, per quanto Giulietto non fosse credente. Anche per questo sentì l’esigenza di mettere insieme il maggior numero possibile di intellettuali, artisti e scienziati in un centro studi innovativo, capace di offrire una chiave di lettura originale e alternativa a quella classe dirigente futura di cui si sente un disperato bisogno. Con questi presupposti nacque il Centro di Gravità7, a inizio 2020.

Il pensiero dell’ultimo Giulietto è ben sintetizzato da un’intervista rilasciata a Tiziana Alterio lo scorso anno8. Lo riassumo qui di seguito.

L’uomo si trova a un punto di svolta: la civiltà attuale ha la possibilità di ripristinare l’equilibrio con il cosmo, che l’uomo ha perduto inseguendo forsennatamente il progresso.

Tuttavia l’illusione della crescita infinita – compresa la produzione illimitata di denaro – invece di avvicinarci a un punto di equilibrio ci sta allontanando drasticamente da esso. Raggiungere questo equilibrio è la chiave per sopravvivere: altrimenti l’ipertrofia del sistema, e le illusioni che alimenta e insegue, ci distruggeranno.

L’uomo moderno è anestetizzato dai media, in mano a “padroni universali” sempre più potenti e ostili, che si accorgono della montante inquietudine esistenziale presente nel popolo. In ogni società e gruppo umano, è necessario costruire quelle che Gramsci chiamava delle “casematte”, dei centri di resistenza organizzata e diffusa. Dobbiamo costruire una miriade di fuochi di difesa, intellettuale e morale, che indichino la strada. Il rapporto di forze è nettamente a nostro sfavore: ma più fuochi di resistenza creeremo, più sarà difficile per loro reprimerci. Costruire una resistenza della conoscenza, anche attraverso la difesa del territorio e dell’informazione.

Non si tratta di promuovere le “buone pratiche”, tipiche di molti gruppi conviviali: il movimento non crescerà mai così. La difesa potrà avere successo solo attraverso un progetto, un piano politico, sociale, culturale gigantesco, che si basi su strumenti intellettuali innovativi, lontani dalle categorie del passato e che sia in grado di confrontarsi con il mosaico delle civiltà mondiali.

E’ difficile affrontare e riassumere efficacemente la complessità del pensiero di Giulietto Chiesa.

Un uomo che non ha mai smesso di interrogarsi, fino al giorno stesso della sua scomparsa, avvenuta inaspettatamente e, anche per questo, in modo davvero doloroso per tutti noi che gli abbiamo voluto bene. In queste poche pagine ho provato a ricordarlo, consapevole di aver colto soltanto alcune delle spigolature della sua variegata figura intellettuale.

Auspico che anche altri seguano il mio umile e imperfetto esempio, per offrire ai lettori che vorranno approfondire la conoscenza della figura di Giulietto Chiesa, giornalista, saggista e politico, la propria tessera di un ampio mosaico.

La segreteria nazionale di AlterLab al completo assieme a Giulietto Chiesa.
Roma, 1 febbraio 2020, lancio del Centro di Gravità.

1https://www.youtube.com/channel/UCaScT9ZQUQ7kQrlXNTVnSJw

2https://www.consob.it/web/investor-education/crisi-finanziaria-del-2007-2009

3https://it.insideover.com/reportage/guerra/la-mia-maidan.html

4https://pandoratv.it/intervista-a-john-shipton-padre-di-julian-assange/

5https://www.davvero.tv/pangea

6https://dait.interno.gov.it/documenti/trasparenza/politiche2018/Doc/58/58_Prog_Elettorale.pdf

7https://centrodigravita.org/

8https://www.youtube.com/watch?v=fRASH2IRo68