Il bonobo e lo smartphone.

E’ meglio non sottovalutare la frase detta, “provocatoriamente” secondo i media, da Valentina Nappi in occasione del TedxBari, dedicato agli spazi comuni. La società “illuminista ed atea” vagheggiata dalla nota pornostar dovrebbe accettare anche l’esposizione dei bambini alla visione di un amplesso, meglio se su pubblica piazza, grazie ad appositi megaschermi.

Si tratta probabilmente di un caso di finestra di Overton, non necessariamente volontario, che tra l’altro segue di poco il caso della mostra “Porno per bambini”, promossa da un locale milanese situato vicino al campus della Bocconi – che deliziosa combinazione… – e annullato dai promotori a causa delle polemiche infuriate sul web.

Per chi non lo sapesse, la finestra di Overton rappresenta un meccanismo sociale per cui un’idea inaccettabile, se viene promossa in pubblico per gradi e con le dovute cautele, attraverso varie fasi di accettazione popolare diventa “mainstream” fino ad ottenere la legalizzazione da parte dello Stato.

E’ preoccupante che, nel giro di poco tempo, il meccanismo della finestra di Overton si sia innescato per questioni legate al rapporto tra sessualità e infanzia. 
Con la cautela tipica di questo schema, l’illustratore di “Porno per bambini” ha negato che le sue opere fossero rivolte ad un pubblico infantile, mentre le dichiarazioni della Nappi vengono fatte cadere dai media, con abilità, nel campo della “provocazione”. 
Però hanno ottenuto entrambi l’obiettivo – volontario o no, non è rilevante – di introdurre nella discussione pubblica un tema considerato inaccettabile dalla morale comune, che in maniera sempre più pervasiva e inquietante si affaccia, con tanti piccoli “flash” mediatici, all’orizzonte.

Si direbbe peraltro che lo scopo principale di questa strana società “illuminista e atea” (cit. Nappi), sia la riduzione dell’essere umano allo stato di bonobo con lo smartphone. 
Il bonobo è una scimmia nota per la sua vita sessuale promiscua, in quanto usa il sesso (anche omosessuale) non solo per la riproduzione, e senza distinzione d’età. 
Gli impulsi terminali che provengono dalla cultura neoliberale sembrano spingere verso la “bonobizzazione” delle masse, ridotte allo stato primordiale di esseri dominati solo dagli istinti.

La tecnologia, attraverso la Rete, diventa uno strumento di controllo formidabile per queste masse semplificate, in cui la straordinaria complessità dell’animo umano – non certo limitato al solo soddisfacimento degli impulsi primari – viene piallata e rinnegata. 
L’opposizione dura e intransigente al verbo neoliberista, che si ritiene erede dell’illuminismo ma porta in realtà all’oscuramento degli aspetti più “sottili” dell’essere umano, deve quindi essere non solo limitata al lato politico ed economico, ma alla sua ostinata perseveranza nell’inseguire modelli sociali e culturali che cancellano l’identità più autentica dell’essere umano, e lo condannano a una vita in catene, camuffata da libertà.